sabato 27 giugno 2020

licenziamenti - i pensieri del Sabato

Oggi ho immaginato che un bel po’ di persone, sparse in tutt’Italia, ricevessero una lettera di licenziamento. Non sono diventato cattivo tutto ad un tratto e vorrei subito chiarire che tipo di lettera ho immaginato e a chi dovesse essere recapitata tale missiva. Chiarisco immediatamente chi ho pensato possano essere i destinatari: gli eterni personaggi politici locali. Non sono diventato né populista e neanche qualunquista, lungi da me l’accostamento a qualsiasi sentimento antipolitico da quattro soldi. I destinatari di questa lettera di licenziamento dovrebbero essere tutti quelli che galleggiano, saltando da uno schieramento all’altro, nelle istituzioni locali da anni. Quelli che, comunque butti il vento, saltando di carro in carro, te li ritrovi sempre a galla come consigliere, assessore, capo commissione o da nominato in un ente. Sono facce che ognuno rivede da anni nel piccolo mondo delle istituzioni locali. Cambiano schieramento, si agganciano a cordate politiche sempre diverse, pur di proseguire la navigazione nelle acque locali. Il bello è che non potrebbero mai aspirare ad una vera carriera politica: non sono all’altezza e neanche lo vorrebbero. Loro vivono nella penombra e scansano i riflettori della grande politica ma sono sempre lì, degli immortali. La lettera di licenziamento riporterebbe ben chiara la motivazione che è anche una esortazione: sei licenziato perché è giunto il momento che ti trovi un lavoro. Sì, perché questi personaggi non hanno mai lavorato ( al di là di ciò che scrivono nei loro curricula ), non sanno fare altro che gestire il potere che il loro galleggiare gli ha sempre garantito a livello locale. La cosa più bella è ascoltarli quando spiegano le motivazioni che li spingono a ripresentarsi, per non parlare poi di quando devono giustificare l’ultimo salto della quaglia. Parlano del loro impegno politico con paroloni, buttando lì descrizioni pompose sugli ideali che li spingono ad esserci, come se vi fossero masse di persone che li costringano a fare tutto ciò. Oggi ho immaginato che, leggendo la lettera di licenziamento, guardandosi allo specchio, potessero finalmente esclamare: e ora che faccio?