sabato 13 giugno 2020

vuoto politico - i pensieri del Sabato

Esiste un vuoto da tempo nel nostro paese, è il vuoto della politica. Non inteso come mancanza di movimenti o partiti - che invece si sono moltiplicati negli anni - ma nel senso della totale assenza di luoghi di confronto, elaborazione e discussione delle cose da fare e da progettare per compiere azioni per il miglioramento ( si spera ) del nostro vivere in comunità. Ad oggi, malgrado svariati tentativi legati anche ai nuovi media, non siamo riusciti a sostituire i luoghi di elaborazione e aggregazione politica che hanno segnato l’intero novecento. Con la degenerazione a cui abbiamo assistito e la fine dei grandi movimenti ideologici, abbiamo perso anche ciò che vi era di buono in quel modo di organizzare le proposte politiche, soprattutto la filiera decisionale che, partendo dal basso ( sezioni, collettivi, circoli ), dava una struttura che partendo dai territori, arrivava nelle sedi in cui la politica li traduceva in proposte e provvedimenti. Tutto ciò non è stato sostituito da nulla che avesse la stessa capacità di confronto ed elaborazione. La stessa dialettica politica si è ridotta in una rappresentazione più simile ad uno scontro tra tifoserie che ad una discussione utile al bene comune. La scelta del leader di turno, o meglio, l’esser scelti dal leader di turno, è l’unica caratteristica comune delle parti politiche che dovrebbero rappresentare gli interessi dei cittadini. Per non parlare dell’incompetenza. Sembra quasi che l’essere incompetenti sia diventato un valore da ostentare. Non potremo più tornare alle reti territoriali in cui chi voleva impegnarsi politicamente, trovava spazio: le sezioni sono morte da un pezzo. Non può bastare un gruppo Facebook per confrontarsi, non è sufficiente, anzi è solo un’illusione democratica. Il vuoto c’è ed è la causa della situazione attuale e una democrazia rimane solida solo se è capace di garantire la partecipazione dei cittadini alle decisioni, poiché senza di essa, tenderà sempre più a non esser tale. Eppure di cose da fare ce ne sarebbero tante, nessuno oggi può dire di essere felice di come si prendano decisioni che incidono sulle nostre vite. In un movimento oggi, se non sei d’accordo con la maggioranza, te ne vai e fondi un altro movimento. Ecco, se realmente volessimo fare un primo passo per riempire questo vuoto dovremmo iniziare a ragionare sul fatto che si possa discutere e poi accettare una decisione democraticamente. Dovremmo evitare la tendenza a voler avere sempre ragione che spesso porta alla decisione di non rispettare le altre opinioni. Da tempo assistiamo al fenomeno per cui, se si è in un movimento e non si approvano le propri opinioni, vi è la corsa ad andarsene, non tanto sbattendo la porta, ma per aprire la porta ad un altro movimento che diventerà l’ennesimo partitino leaderistico: un movimento nel quale ci sarà certamente qualcuno che se non sarà d’accordo se ne uscirà. Col tempo, se continuerà così, uscendo per disaccordi e fondando nuove sigle, si arriverà a movimenti in cui vi sarà un solo aderente. Il problema è proprio questo, a forza di voler prevaricare non troveremo mai una sintesi con gli altri. Il vuoto politico è pieno di gente piena di sé.