giovedì 24 aprile 2014

liberazione

Questa notte ho fatto un sogno. Mentre mi rigiravo tra le lenzuola, ho sentito dei passi nel buio della stanza, dei passi pesanti sempre più vicini al mio letto. Ovviamente, la cosa mi ha un po’ preoccupato. Notte, buio e passi pesanti, non sono il massimo da vivere di notte. Accucciato nel letto, con una leggera sensazione di paura, ho atteso che questa presenza mi si rivelasse. In effetti, ho sperato che tutto finisse: nella notte, al buio, ricevere visite misteriose, non è una esperienza da consigliare. Con una flebile voce, d’altronde, di notte, non è che ti venga fuori una gran voce, ho chiesto chi ci fosse nella stanza. La “presenza” mi ha risposto…e, devo dire la verità, sarebbe stato meglio se non avesse detto nulla. Sarei rimasto con la sensazione di aver vissuto una nottata di terrore, e tutto sarebbe finito lì. Ma quella presenza ha parlato e, con voce forte, ha usato parole che mi hanno scosso.
“Sono un cittadino, sono un semplice cittadino. Ho vissuto in un’epoca nella quale non vi era libertà di parola. Ho vissuto una guerra che ha distrutto anime innocenti. Ho subito l’oppressione degli invasori. Ho deciso di lottare per ridare la libertà al mio popolo. Sognavamo di costruire un paese libero, abbiamo combattuto affinché i nostri figli potessero esprimere il proprio pensiero. La democrazia l’abbiamo conquistata col sangue, non la buttate via!”.
Ho sentito i passi allontanarsi e mi sono svegliato.
È vero, aveva ragione quel partigiano, abbiamo conquistato la democrazia, non buttiamola via…

venerdì 4 aprile 2014

Viasatgroup, un garage e quarant'anni di successi


Se racconti una storia di successo nata in un garage, pensi immediatamente agli Usa: immagini una storia da Silicon Valley, con dei ragazzi che in un garage costruiscono dal nulla aziende di successo. La storia che voglio raccontare, invece, è ambientata in Italia, sì, l'Italia. Me la raccontò la prima volta il protagonista e ne rimasi molto colpito, al punto da lasciarmi coinvolgere lavorativamente. Questa storia mi travolse il giorno che ci incontrammo, dopo esserci conosciuti solo in rete (nientedimeno su di un social network!), grazie alla comune idea di cambiare la situazione assicurativa italiana, e lo facemmo a Napoli, la città protagonista degli errori, degli orrori e del riscatto della storia assicurativa italiana. In quell’occasione mi raccontò la storia di un uomo del Sud che decise di mettersi a "faticare" per darsi un futuro: un garage e tanti transistor e la caparbietà di voler sbarcare il lunario. Oggi, partendo da quel garage, ha creato un gruppo leader della telematica satellitare internazionale. Questa storia è il simbolo che anche in Italia si può fare impresa, sicuramente con maggiori difficoltà rispetto agli Usa, ma ce la si può fare. Oggi lavoro con lui da più di un anno e ne sono contento, ho l'opportunità di portare un contributo infinitesimale a questa storia. Lavoro per un gruppo nato dalla caparbietà di un ragazzo di Corato, che a Torino, tra transistor e qualche manuale tecnico, ha portato la telematica italiana all'avanguardia nel mondo. Lo so, penserete che queste righe sono scritte per elogiare il proprio capo, ma non è così: Domenico Petrone non è uno che ha bisogno di essere adulato, lo fai felice solo se ti impegni come fece lui quarant'anni fa...io ci provo.