lunedì 24 novembre 2014

differenziata napoletana

Quando partì la differenziata porta a porta nel mio quartiere ne fui felicissimo: ci spiegarono cosa fare e come fare. Il mio quartiere si preparò all'evento con spirito "europeo", ascoltando diligentemente le regole e, persino, le simulazioni su cosa fare, come differenziare e quando farlo. Ogni condominio ricevette in dote dei bidoncini di vari colori, da riempire e metter fuori nei giorni prestabiliti. Orgogliosamente gli abitanti del mio quartiere iniziarono l'avventura della differenziata! Nei periodi in cui, nel resto della città, riesplodeva la crisi della raccolta, mentre veniva Silvio con la scopa ad insegnare ai napoletani come si spazza ( non uso il verbo scopare, per evitare facili ironie ), il mio quartiere era senza un sacchetto per strada, la differenziata andava a gonfie vele. Oggi ripensavo a quei giorni in cui ci sentivamo più "nordici" dei norvegesi, guardando fuori il mio portone "differenziato". Nell'ordine giaceva la plastica che avrebbero dovuto raccogliere quattro giorni fa, l'indifferenziato di tre giorni e l'organico non ritirato di oggi. Chiunque passasse per le strade nel mio quartiere penserà che siamo degli incivili a lasciare fuori le nostre porte cumuli di immondizia. Avrebbe ragione se quei sacchetti fossero stati messi in giorni sbagliati, ma non è così. Da mesi nel mio quartiere ritirano la differenziata in maniera "indifferenziata", cioè quando capita! Non vorrei che si decidesse di lanciare la raccolta a scommessa: prova domani, se non la ritirano, riportati a casa il sacchetto. Già mi immagino i sacchetti con il cognome del condomino, al fine di riprendere il sacchetto non ritirato: il ritorno del figliol prodigo, sotto forma di sacchetto. Vivo in una città in cui chi vinse le elezioni comunali promise la differenziata al 70%. Purtroppo siamo fermi al 20%, anche se credo che nella realtà l'obiettivo promesso è stato raggiunto: oggi vi è il 70% di probabilità che la differenziata non venga raccolta. 
Un cittadino napoletano del quartiere San Carlo All'Arena.

sabato 15 novembre 2014

com'è facile

Com'è facile allontanare il diverso, com'è complicato integrarlo. Com'è facile emettere una sentenza alla prima impressione, com'è difficile conoscersi meglio. Com'è facile costruirsi il proprio mondo, com'è difficile mischiarsi agli altri. È tutto facile quando bisogna respingere l'altro, peccato che ciò accada anche quando l'altro sei tu. Tutto è più semplice quando non devi riflettere e puoi sputare sentenze. La vita, purtroppo, non è così semplice: nulla è scontato. Esistono persone che sulla paura del diverso, basano le proprie certezze, salvo poi scoprire che, un mondo così, esiste solo nelle favole. Chiudere gli occhi davanti alla realtà scomoda, non interrogarsi sul perché lo sia, è un atteggiamento che aggiunge intolleranza alle nostre vite già abbastanza precarie. Com'è facile attaccare, incitare ed aizzare gli animi, com'è complicato cercare di comprendere le ragioni degli altri e, magari, trovare anche i torti. Com'è facile essere di destra, com'è complicato non esserlo. Il mondo è andato sempre così, mi risponderete, ed è vero, finché non si è alzato qualcuno e ci ha fatto capire che non tutto era così semplice. Qualcuno, fateci caso, che ha lasciato sempre un segno positivo nella storia. L'intollerante è troppo simile ai nostri istinti da lasciare traccia di sé nelle nostre coscienze. Lo so, non è facile approfondire, analizzare e comprendere, ma forse è l'unico modo per vivere insieme agli altri. Purtroppo è troppo facile non pensarci.