domenica 14 settembre 2014

maschere di carnevale

Il genovese è tirchio, il milanese laborioso, il romano indolente, il napoletano furbo e il siciliano geloso. Poi l'evoluzione ha portato a considerare il genovese sempre tirchio, il milanese laboriosamente laborioso, il romano ladrone, il napoletano camorrista e il siciliano mafioso. I luoghi comuni sono una brutta malattia difficile da estirpare: l'Italia patria del luogo comune dei comuni. Ma chi veramente alimenta tutto ciò? Finché si tratta di raccontare barzellette, tipo "ci sono un napoletano, un romano e un milanese...", tutto bene, rientra nelle cose sciocche che si raccontano per farsi due risate, ma non va più bene se si deve raccontare la realtà. Chi alimenta questo continuo ricorrere ai luoghi comuni? Io sono convinto che una grossa colpa l'abbiano i mass media e, più precisamente, chi racconta i fatti. Immagino cosa pensa chi deve girare un servizio televisivo su Napoli, su Roma o su Milano:  metteranno un furbo, un indolente o un laborioso. Se si racconta di un omicidio a Milano, si focalizzerà l'attenzione sull'indifferenza, se accade a Napoli, l'indifferenza la si chiamerà omertà. In fondo si tratta, in entrambi i casi, della naturale propensione della gente comune ad aver paura. I giornalisti ci vorrebbero tutti eroi, salvo poi descrivere le nostre reazioni ( perché esiste gente che reagisce ) con termini pesanti. Ultimamente in provincia di Napoli, dei cittadini hanno rincorso e bloccato dei rapinatori, qual è stata la definizione usata? Linciaggio!! Ma come? Ci dicono che siamo omertosi e poi, quando non ci giriamo dall'altra parte, diventiamo più criminali dei criminali? Questo è solo un esempio, ci sarebbe tanto da scrivere sul modo di raccontare la realtà, con luoghi comuni, schemi precostituiti e con i paraocchi. Meno male che poi quando ci si conosce, gli stereotipi crollano, perché, fortunatamente, siamo solo persone e non tante maschere di carnevale.