sabato 4 giugno 2022

doppiatori fissi e attori afoni

Il fenomeno delle serie televisive ci ha abituati ad ascoltare dialoghi chiari grazie alla professionalità della grande scuola del doppiaggio italiano, ma ci pone di fronte a due problemi, che per me sono di non poco conto. Il primo è che, pur essendoci tanti professionisti tra i doppiatori, in fin dei conti sono sempre gli stessi e quindi, quando inizi una serie, riconosci immediatamente la voce di chi sarà il cattivo, il traditore o il buono. È come se vedessi gli stessi personaggi, con volti diversi, ma con le stesse voci e sai già cosa aspettarti dagli sviluppi della trama. Il secondo problema, credo il più grave, è che ti rendi conto che i film italiani hanno un grave difetto di comunicazione. Mi spiego meglio: se ascolti i dialoghi in presa diretta di una produzione italiana, ti rendi conto che non capisci quasi nulla di ciò che recitano. I dialoghi sono biascicati, a bassa voce, quasi dei mugugni e rimpiangi quei dialoghi chiari che solo il doppiaggio sa darti. Passi il tempo con il volume del telecomando per cercare di capire cosa si dicano, tra un mugugno e l’altro, per non parlare di quando qualche genio della produzione decide di far interpretare un ruolo a un attore che deve parlare un dialetto non suo. Il milanese che ti diventa siciliano, il napoletano che deve parlare barese e così via. Quindi, già non capisci nulla, ma poi sei costretto anche a sopportare dialetti storpiati perché qualcuno ha deciso che far interpretare il ruolo a un “madrelingua” non va bene. Ora non so cosa sia peggio, riconoscere i doppiatori o non capire ciò che dicono nei film italiani, ma una cosa è sicura, spero tanto di veder recitare in maniera più chiara i nostri bravi attori (per quelli meno bravi la vedo dura) e che vi sia più fantasia nell’assegnare le voci dei doppiatori, perché non posso indovinare l’assassino appena riconosco quella del cattivo. 

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