domenica 24 novembre 2013

bufale in rete


La nostra pigrizia, che spesso ci porta a voltarci da un'altra parte di fronte a grandi o piccole tragedie, trova finalmente appagamento nelle nuove tecnologie. Condividere una battaglia o una denuncia sociale, se prima comportava impegno fisico, oggi, grazie ad un "mi piace" o una condivisione, è molto meno faticosa, pulendoci le coscienze senza sforzi eccessivi. Ciò può provocare l'effetto positivo di diffondere una giusta battaglia, ma ha una controindicazione molto pericolosa: la diffusione di una "bufala". Le bufale sul web sono pericolose perché spesso portano conseguenze devastanti per chi ne è protagonista. La diffusione di un falso allarme, la diffamazione nei confronti di una persona, la scoperta di false cure o, tanto per citare alcuni esempi, la falsa notizia che discredita intere fette di popolazione, sono una triste realtà di questi tempi. Notizie false che circolano liberamente in rete e che ricevono il sigillo della verità, grazie alla nostra pigrizia "social". Non penso che tutti debbano essere in grado di accertarsi della veridicità di ciò che leggono, ma occorrerebbe fare più attenzione. Le bufale sono alimentate dalla nostra sciatteria, e la nostra credibilità ne rende credibile la diffusione delle stesse. Capisco che impegnarsi comporti "fatica", ma se proprio vogliamo rimanere comodi in poltrona, almeno spendiamo quei pochi secondi che ci impegna un click, domandandoci se la fonte di quella notizia, sia credibile. Certe volte è preferibile condividere la foto di un bel gattino anziché alimentare truffe informatiche, pensate per creduloni pantofolai: un gatto in più e le bufale continueranno a pascolare senza far danni in giro.