mercoledì 9 ottobre 2013

un calcio ai napoletani

Anni di cori negli stadi sui "napoletani", in cui ci invitavano a lavarci, ad esser travolti dalla lava eruttata dal Vesuvio oppure a ricordarci malattie, di cui avremmo portato per sempre le conseguenze. Insomma, sporchi e colerosi e, se non bastasse, anche sfigati ad avere un vulcano pronto ad incenerirci. Questi cori li sentivamo solo noi, anzi, per meglio dire: venivano intonati, ma molti facevano finta di non accorgersene. Negli stadi, sovente, sono comparsi anche striscioni sul tema, con varianti minime, ma con il soggetto ben chiaro: caro napoletano ci fai un po' schifo. Finalmente qualcuno ha ascoltato ed è intervenuto, ma cosa accade? I mass media si ribellano! In questi giorni è montata la polemica sul fatto che i cori che evidenziano "discriminazioni territoriali" ( oibò! Già l'ho sentita 'sta frase... ) possono provocare conseguenze assurde sul favoloso mondo del calcio. La tesi è: bastano due imbecilli che intonano un coro contro i napoletani e, le società di calcio, subiranno le conseguenze economiche derivanti dalla chiusura degli stadi. In poche parole, dopo anni di silenzio e di assenza di interventi contro chi insulta, quando qualcuno fa finalmente qualcosa, il mondo del calcio si ribella. Per queste persone è normale sentirsi chiamare "colerosi", tanto siamo napoletani...
La cosa più paradossale è che qualche napoletano ha incominciato a dare ragione all'offensiva mediatica, ma questa é un'altra storia, e sarebbe troppo lunga da scrivere. Noi napoletani siamo sempre stati i primi nemici di noi stessi, non tutti però, una minoranza "ben distribuita".