Era il loro primo appuntamento, dopo essersi cercati per tanto tempo. Entrambi vivevano quel momento emozionati e timorosi. Prima di un appuntamento fai una sorta di allenamento, ripassi ogni probabile situazione e cerchi di pianificare il tutto: il piano A, il piano B cercando di prevedere tutte le variabili. La preparazione al primo incontro è forse più impegnativa rispetto a ciò che fanno i giocatori prima di una finale o una compagnia prima del grande debutto teatrale. Anche loro due si erano preparati vissuto pensando alle strategie migliori e alle variabili più probabili. Erano consapevoli che tutto può essere previsto ma il vivere nella realtà quel momento era totalmente diverso: tutto sarebbe crollato improvvisamente al minimo errore. Il luogo prescelto era una piazza del centro, utile per sedersi a un bar, e se le cose fossero andate bene, comodo per proseguire con una cena in uno dei tanti locali lì intorno. Il pomeriggio era sereno, né troppo caldo e neanche troppo freddo. Mancavano pochi minuti ed entrambi erano in anticipo sull’orario concordato. Lui aveva con sé un mazzo di viole, lei nulla di più della sua immensa bellezza, e tanto sarebbe bastato. Avevano concordato il modo per riconoscersi, e anche la panchina sulla quale sedersi. Ora era arrivato il momento. Il primo a sedersi fu lui, mettendo ben in mostra i fiori appena comprati, lei gli si avvicinò, col cappello rosso ( doveva pur indossare un segno di riconoscimento ), e sedendosi accanto, disse:
- Buon pomeriggio! Presumo tu sia Alberto? Io sono Viola.
- Sì, sono Alberto. Che piacere incontrarti finalmente.
- Sì, finalmente ce l’abbiamo fatta.
- Bene...ora non ci resta che conoscerci...
Continuarono a parlare, a gesticolare, a sorridersi e a scambiarsi sguardi sempre più intensi. Parlarono in modo fitto, senza quasi prender fiato ma senza mai accavallare le voci, neanche avessero concordato i tempi e le battute della loro discussione. Dopo un po’ andarono a sedersi al bar, e bevendo un aperitivo alla frutta, continuarono a scambiarsi parole, sguardi ed emozioni. Il tempo volava ma mai quanto i loro cuori che, come due uccellini, svolazzavano sulle loro teste. Chi li avesse visti insieme non avrebbe mai potuto immaginare che quello potesse essere il loro primo appuntamento: sembravano una coppia affiatata da anni. A dir la verità, intorno a loro si era creato un alone che illuminava il loro tavolino, come se dalla regia avessero puntato un faro solo su di loro, lasciando al buio l’intera piazza. Piano A, piano B, variabili e previsioni della vigilia, non avevano più ragione di esistere, si erano incontrati e tanto era bastato per far scorrere il loro tempo in un piacevole connubio. Erano fatti l’uno per l’altro e si vedeva benissimo. Finito l’aperitivo decisero di fare pochi passi per andare a cena. Continuando questa volta in un’atmosfera più intima ciò che avevano iniziato a scambiarsi fino a quel momento. Parole, sguardi e sorrisi scorrevano via come il vino che avevano scelto di bere per accompagnare la cena. Il tempo era volato e la serata si stava per concludere, e quando dovettero salutarsi, si scambiarono le frasi che tanto avrebbero voluto sentirsi dire reciprocamente, nelle previsioni più rosee di quell’incontro.
- È stata una giornata speciale
- Anche per me
- Quando la ripeteremo?
- Io la ripeterei ogni giorno
- Anch’io
- Allora ci vediamo domani alla stessa ora e allo stesso posto?
- Sì!
- Ma come faremo a riconoscerci?
- Io porterò un mazzo di rose e tu un cappellino fucsia.
- Bene, l’ho scritto e tu?
- Anch’io
Segnarono tutto sul loro taccuino blu, quello che si erano regalati un mese prima, quando avevano capito che quella malattia gli avrebbe fatto dimenticare tutto. Si erano fatti una promessa: non si sarebbero mai dimenticati. Ogni giorno si sarebbero riconosciuti e sarebbe stato il loro primo appuntamento. La cosa sembrava funzionare piuttosto bene.