Sono nato a Napoli nel 1970 e ho avuto la fortuna di vivere in un’epoca in cui ti sentivi rappresentato al cinema da Massimo, nella musica da Pino e nel teatro da Eduardo. Ovviamente sono stato fortunato a veder giocare Diego nella squadra della mia città, togliendomi un po’ di soddisfazioni sportive, e non solo. Essere napoletano e aver vissuto tutto questo è stato meraviglioso. Saremo pure terzultimi per qualità della vita (la classifica purtroppo si basa su dati oggettivi che sarebbe da sciocchi negare), ma per qualità dell’anima non siamo secondi a nessuno. Non possiamo vivere di ricordi o di antiche recriminazioni, anzi, occorre rimboccarci le maniche, finendola una buona volta di accusare gli altri, cercando invece di dare anche un minimo contributo per la rinascita della nostra città. Siamo spesso vittime di noi stessi e occorre reagire, perché gli stereotipi ce li siamo spesso imposti da soli, compiacendo le solite storielle sui nostri difetti. Ogni napoletano dovrebbe avere a cuore la propria città compiendo anche piccoli gesti quotidiani, che messi insieme, possono servire per renderla “realmente” una città bellissima. Forse risalire la classifica delle città più vivibili sarà più dura, ma almeno potremo dire di averci provato in tanti.
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