domenica 20 maggio 2018

migliori di chi?

Vi ricordate quello al bar che sapeva tutto? Oppure l’amico che ti spiegava tutti i complotti?
Vi ricordate quelli che senza problemi sprizzavano razzismo da tutti i pori? E quelli che ti descrivevano scenari e soluzioni con convinzioni granitiche? Bene, allora ricordiamoci se li abbiamo mai contraddetti. Se, per evitare discussioni, invece li abbiamo fatti parlare. Se è così, allora siamo anche noi complici. Non contraddicendoli, considerandoli fenomeni da baraccone, e evitando qualsiasi discussione, abbiamo contribuito alla loro legittimazione. Siamo complici, per pigrizia intellettuale, di tutti i populisti che oggi sono maggioranza. Noi siamo quelli che semmai sorridevano per quelle affermazioni assurde nella loro semplicità. Noi siamo quelli che quando Berlusconi decise di entrare in politica, sorridendo ( prendendolo in giro ), pensavano che non avrebbe mai avuto successo. Sconvolti e spiazzati dal risultato schiacciante di Silvio, abbiamo premiato quelli che in politica avevano come comune denominatore solo l’odio per Silvio. Il tutto con quel senso di superiorità che ci faceva sentire i migliori. Ma migliori di chi? Se da tempo, soprattutto in rete, prendono vigore idee e comportamenti sempre più duri ( rozzi? ), la colpa è anche di chi non li ha contrastati sentendosi migliore. Fateci caso, basti fare qualche esempio, alla differenza di ciò che “ufficialmente” viene detto e ciò che in realtà circola nell’opinione pubblica. 
Quarant’anni fa furono chiusi i manicomi e, ascoltando e leggendo la notizia sui media, tutto converge su una valutazione positiva dell’operato di Basaglia. Ma se parliamo fra di noi o ascoltiamo le persone, qual è l’opinione più frequente? Riflettete bene, siate sinceri, ed anche voi non potrete che confermare che, in maggioranza, circola un pensiero ben preciso: era meglio quando c’erano i manicomi!
E sui diritti delle donne? Sugli immigrati? Sugli omosessuali? Fate anche voi quest’esercizio e vedrete che in realtà nel pensiero comune si fa sempre più strada l’opinione urlata da quel signore che sproloquiava al bar, in autobus o in una sala d’attesa e che noi con fare assertivo lasciavamo parlare. Oggi “quel signore” lo fa sui social e non lo si contraddice per paura di essere insultati in rete. Una volta c’erano i manganelli, oggi le manganellate virtuali. Anche Il contratto di governo che si discute in questi giorni, in fondo, lo abbiamo scritto noi: quelli che lasciavano parlare senza contraddire, perché si sentivano migliori. Ma migliori di chi?