sabato 28 aprile 2018

inchiostro nero

In questi giorni, in occasione dei quarant’anni dalla morte di Aldo Moro, Repubblica ha messo online le edizioni del giornale di quei giorni. Ovviamente lo scopo è quello di ricordare, attraverso gli articoli la drammaticità di quei giorni, ma a me ha colpito anche altro. La prima cosa che salta agli occhi è l’aspetto grafico: pur essendo riportato in digitale, vedendo queste edizioni, ne sento forte l’odore d’inchiostro. I giornali stampati in tipografia e la grafica di un tempo, il bianco e nero, soprattutto il nero: ti sporchi le dita solo a guardarlo. Poi i contenuti: c’era la DC, c’era il PCI. Le cronache raccontano un mondo che non c’è più, un mondo in piena guerra fredda. È un bene? Certo. Ma non tutto è migliorato. La sobrietà della cronaca politica, data anche dal momento drammatico che si viveva in quei giorni, ma anche un racconto meno frivolo, al limite del grottesco, delle vicende politiche rispetto al racconto dei nostri giorni. Perfino i retroscena avevano un tono più serio. Oggi la cronaca politica è solo fatta di retroscena, è una guerra a chi la spara più grossa, consapevoli che ciò che si scrive oggi non sarà più vero domani. Ma le pagine che mi hanno colpito di più sono quelle culturali e dello spettacolo. Leggi articoli e commenti di Moravia, recensioni di libri appena usciti, i cui titoli ancora oggi fanno parte dei “classici”. Quanti cinema? Tantissimi! Quante reti televisive? Due! Quanti spettacoli teatrali? Un’infinità! Non vorrei sembrare nostalgico, ma tra il deserto culturale di oggi e la moltitudine di ieri, ci dovrebbe essere una via di mezzo. Oggi è tutto diverso, nel bene e nel male, però qualcosa di buono potremmo ancora recuperarla in mezzo a quell’inchiostro nerissimo.