domenica 16 ottobre 2016

Incipit


Poiché non riesco a descrivere in maniera precisa e dettagliata un paesaggio, un luogo o una persona, non scriverò mai un libro. Dei tanti romanzi che ho letto, la cosa che mi ha sempre impressionato è l'accurata descrizione fatta dagli autori e, in quelle parole, mi sono sempre perso. Nel bel mezzo di un thriller, quando parte una descrizione dettagliata, penso ad altro: a quello che mi aspetterà domani al lavoro, a quello che ho mangiato a cena, a quegli occhi incrociati per caso. Se proprio dovessi scrivere un libro, non mi perderei a descrivere troppo, almeno il lettore non si distrarrebbe. Bene, quasi quasi, dopo questa riflessione, un libro lo scriverò. Anzi, lo sto scrivendo.

E poi non mi piacciono le storie lunghe. Troppe pagine stancano e sono anche pesanti, moralmente e fisicamente.
Per prima cosa occorre un protagonista. Questo è facile: io. Genere? Romanzo rosa? No, troppo facile parlare d'amore: è sempre stato più facile parlarne che viverlo. Un saggio? Bisognerebbe esserlo per scriverne, ed io non lo sono. Autobiografia? Quella la scrive chi è famoso, io non lo sono affatto. Thriller? Ne sono talmente appassionato che mi farei influenzare dai tanti commissari, tenenti, ispettori e investigatori: oggi trovi più investigatori in libreria che in una caserma.
Allora di cosa scriverò? Creerò un nuovo genere: dialoghi.
D'altronde chi odia descrivere ha solo una cosa da fare, scrivere dialoghi.
- Ma secondo te può reggere?
- Ci provo.
- Ma chi ti leggerebbe?
- Al momento mi preoccupo della scrittura, poi della lettura.
- Buona fortuna.
- Grazie.