domenica 17 gennaio 2016

ci fidavamo

I pali fatti con le pietre e la traversa immaginaria, ci fidavamo, la traversa la vedevamo uguale. L'area di rigore non la disegnavamo e se era rigore lo era per tutti, ci fidavamo. L'asfalto era la nostra erbetta, anche se ci si sbucciava le ginocchia. Se cadevamo ci rialzavamo subito, non c'era tempo da perdere, da un momento all'altro ci avrebbe chiamato mammà. Le partite duravano finché non faceva buio, mammà ci chiamava e calava il buio. In porta si andava a turno e se subivi gol cambiavi, ma ci si fidava, nessuno si sarebbe fatto fare gol e ti fermavi quando arrivavano le auto che rallentavano per rispetto. Era proibito mettere magliette da calcio, il calcio in strada era uno sport a parte, dovevi giocarci vestito normalmente così ci strappavamo i pantaloni, non per moda, ma perché cadevamo. Mammà ci cuciva le toppe e tornavamo a giocarci, e non solo. Mi fidavo di tutti quelli con le toppe ai pantaloni, erano come me, erano giocatori di strada.