domenica 2 marzo 2014

scrivere la parola fine

Una delle cose più brutte che possono capitare è quella di pensare alla morte. Si cerca di essere ottimisti, di pensare alla quotidianità e ad esorcizzare ciò che, prima o poi, capiterà a tutti. La morte arriverà, ecco, "arriverà" ed in questo tempo verbale, vi è il segreto per vivere più intensamente il presente. Qualche giorno fa, per un caso di omonimia, mio malgrado ho dovuto pensare a questa fatalità. La fatalità più assurda è quella di morire nel modo più sbagliato che possa esserci: cadere vittima di un agguato in cui tu non c'entri nulla. Un ragazzo col mio stesso nome e cognome, qualche giorno fa, è rimasto vittima di un regolamento di conti, solo perché si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. In quel posto ci potevamo essere tutti noi, e forse non è il posto ad essere sbagliato ma è la nostra società ad esser tale. Quante morti innocenti abbiamo dovuto vedere? Troppe. "Tanto si ammazzano fra di loro" è la frase cinica che spesso usiamo quando leggiamo di agguati e regolamenti di conti, ma è una frase stupida: nessuno è immune da questa cieca violenza. Vincenzo era un giovane padre di famiglia e, come lui, molte vittime, volevano solo vivere onestamente e costruire il futuro lontano dalle cattive amicizie. Scegliere di vivere nella legalità è la cosa giusta, evitare di essere vittima del male, è purtroppo impossibile. Vincenzo non ha scelto di morire, e quel giorno, forse, tra i tanti problemi quotidiani che ha un padre di famiglia, la morte, era l'ultimo dei pensieri. Maledico chi ha messo la parola fine alla giovane vita di Vincenzo. Maledico chi si arroga il diritto di decidere quando scrivere la parola fine all'esistenza di chi vuol scrivere il proprio futuro con parole pulite e senza sopraffazioni. Maledetti.