domenica 3 novembre 2013

dalle proteste alle proposte

Ho sempre sostenuto l'idea che protestare fosse giusto, ma che fosse più importante trovare delle soluzioni. In ogni cosa occorre concentrarsi sulle soluzioni, per proporle e portarle avanti. Dire che vi è un'ingiustizia non basta, devi proporre cosa fare e mettere tutta la tua energia nel fare in modo che le tue proposte possano essere prese in considerazione e trasformarsi nella soluzione. Tutto ciò ti costringe a fare delle scelte, può portare a scontrarti con chi non vuole assumersi responsabilità: in una piazza, la protesta ha un'unica "voce", la proposta può dividere. Quando urli che una cosa fa schifo senti l'eco di approvazione della folla, quando indichi cosa fare per cambiare quella cosa, qualcuno incomincerà ad essere perplesso, qualcuno contro ed altri ti diranno che ci vorrebbe "ben altro". Nessuno ha la verità in tasca, ma l'inerzia ci ha bucato le tasche. Poi c'è anche chi campa sulla protesta, poiché un'eventuale soluzione, gli toglierebbe ogni argomento, gli romperebbe il giocattolo. Fare una scelta presuppone la possibilità che si scontenti qualcuno, che qualche interesse possa essere toccato, spesso, ti espone all'impopolarità. Protestare, chiedendo la luna, ci gratifica, assumersi la responsabilità di una scelta, è molto più scomodo, ma è la cosa giusta. Ciò che proporrai non sarà per forza giusto, ma, almeno, hai fatto il tuo dovere, ti sei preso la responsabilità di voler cambiare le cose. Occorre anche, che ciò che proponi, non sia impossibile da realizzare. Le soluzioni irrealizzabili gioveranno alla tua coscienza, ma non serviranno a nulla. Le cose da fare devono essere concrete e realizzabili, se non sono tali, sono solo chiacchiere al vento. Tutto ciò non vale solo per chi ha responsabilità di governo ma, soprattutto, vale per ognuno di noi. È facile dire che tutto è da rifare, che tutto va male, cercare una via d'uscita è più difficile e, per alcuni, deve "essere impossibile". Chi ti risponde che è impossibile è spesso il maggior beneficiario del fatto che nulla possa cambiare. All'antica contrapposizione tra conservatori e progressisti, si è aggiunta quella tra "rivoluzionari a chiacchiere" e riformisti. Io amo i riformisti!