martedì 26 novembre 2013

in bocca al lupo Gianni!

Partirò da lontano, perché è da lì che iniziò tutto. Era la fine degli anni ottanta, anni storicamente vuoti, ma non per chi come me, in quegli anni ci ha vissuto la propria gioventù. In quegli anni è iniziata la mia passione per la politica, fatta di partecipazione non attivissima ( me ne faccio una colpa ogni volta che ci penso ) e di un interesse fortissimo per ciò che accadeva a sinistra. Un giorno su Rai tre ( casualmente... ) vidi un giovane che dibatteva sul servizio di leva, duellando con un Generale ( mamma mia! ). Capii subito chi fosse quel ragazzo, d'altronde, pur non essendo un attivista, conoscevo tutti i nomi del partitone rosso. Si trattava del Segretario della Fgci, l'organizzazione giovanile del Pci, Gianni Cuperlo. Tra me e me pensai che quel ragazzo ci sapeva fare, diceva cose giuste ed ebbi così la conferma che i giovani della sinistra erano ben rappresentati. Da quel momento, non l'ho più perso di vista, rammaricandomi nel non vederlo in prima fila, in tutti questi anni. Lui però non è stato in una "seconda fila" qualunque, chi conosce la storia della sinistra degli ultimi anni lo sa bene: si è occupato di comunicazione, facendo cose buone ( l'Ulivo vinse anche grazie a persone come lui ). Non credo di essere stato l'unico a notarlo, anzi, il più potente leader dell'epoca, il mitico Massimo D'Alema, lo volle al suo fianco riconoscendone le capacità politiche e la levatura culturale. Forse è stato l'unico dei collaboratori di Massimo, che non ne ha "approfittato" come alcuni, lecitamente, hanno fatto ( con la caratteristica di allontanarsene rinnegando di tutto e di più ). In questi anni, da cultore "cuperliano", ho sempre pensato che il miglior segretario sarebbe stato Gianni. Ormai rassegnato dall'idea che ciò non potesse accadere, me lo sono ritrovato candidato alla carica di Segretario del Pd! Finalmente Gianni sta facendo conoscere le sue doti politiche ad una platea più vasta. Mi sento meno solo, vedo che molti possono ascoltarlo e conoscerlo meglio. Io lo sostengo perché, da quando lo sentii per la prima volta, mi sono sempre augurato che facesse questo salto. Spero tanto che riesca a farcela: la sinistra ha bisogno di persone come Gianni. Vederlo in tv, in dibattiti dove si elogia la "mignottocrazia" e sentirgli citare il finale di "Napoli milionaria", innalzando il livello della discussione, non ha prezzo. Grazie Gianni ed in bocca al lupo! Adda passa' 'a nuttata...

domenica 24 novembre 2013

bufale in rete


La nostra pigrizia, che spesso ci porta a voltarci da un'altra parte di fronte a grandi o piccole tragedie, trova finalmente appagamento nelle nuove tecnologie. Condividere una battaglia o una denuncia sociale, se prima comportava impegno fisico, oggi, grazie ad un "mi piace" o una condivisione, è molto meno faticosa, pulendoci le coscienze senza sforzi eccessivi. Ciò può provocare l'effetto positivo di diffondere una giusta battaglia, ma ha una controindicazione molto pericolosa: la diffusione di una "bufala". Le bufale sul web sono pericolose perché spesso portano conseguenze devastanti per chi ne è protagonista. La diffusione di un falso allarme, la diffamazione nei confronti di una persona, la scoperta di false cure o, tanto per citare alcuni esempi, la falsa notizia che discredita intere fette di popolazione, sono una triste realtà di questi tempi. Notizie false che circolano liberamente in rete e che ricevono il sigillo della verità, grazie alla nostra pigrizia "social". Non penso che tutti debbano essere in grado di accertarsi della veridicità di ciò che leggono, ma occorrerebbe fare più attenzione. Le bufale sono alimentate dalla nostra sciatteria, e la nostra credibilità ne rende credibile la diffusione delle stesse. Capisco che impegnarsi comporti "fatica", ma se proprio vogliamo rimanere comodi in poltrona, almeno spendiamo quei pochi secondi che ci impegna un click, domandandoci se la fonte di quella notizia, sia credibile. Certe volte è preferibile condividere la foto di un bel gattino anziché alimentare truffe informatiche, pensate per creduloni pantofolai: un gatto in più e le bufale continueranno a pascolare senza far danni in giro.

giovedì 14 novembre 2013

la copertina bugiarda per una inchiesta giusta

Una volta i newsmagazine italiani mettevano in copertina delle donne seminude per rilanciare inchieste che non avevano nulla da spartire con quelle splendide fanciulle. Si diceva che la donna nuda attirasse i lettori ad acquistare il giornale, e la cosa mi ha sempre lasciato un po' perplesso. L'Espresso non era immune da tale pratica, lo facevano i concorrenti e, quindi, se il mercato lo chiedeva, occorreva seguirne le scandalose regole. Dai glutei al vento al titolo bugiardo il passo è stato breve: sparala grossa, che poi qualcuno abboccherà. Anche questo è mercato, ma io mi scandalizzo ancora. La copertina de L'Espresso spara il motto "Bevi Napoli e poi muori" ed allora ti aspetti che all'interno vi sia una inchiesta che denunci i veleni che, da napoletano, sono costretto a bere. Mi allarmo, ho seriamente paura ma scopro che l'inchiesta ( sacrosanta ) riguarda un documento americano che svela l'inquinamento delle falde acquifere di alcuni comuni in cui sono dislocate le proprie basi. È una cosa grave, ed è un bene che si sappia tutto ciò, ma c'è un piccolissimo problema: non c'entra nulla la città di Napoli. Quel titolo sparato in copertina è una bugia che toglie credibilità all'inchiesta stessa. Napoli è stata usata come una volta si usava un bel corpo seminudo: non c'entra nulla, ma attirerà la curiosità dei lettori. Fossi il giornalista autore dell'inchiesta, mi arrabbierei e chiederei le scuse da chi ha scelto quel titolo così bugiardo. La terra dei fuochi deve essere controllata, bonificata e chi ha compiuto gli scempi deve essere condannato, per questo la stampa deve continuare a svolgere il proprio dovere di inchiesta e di informazione libera. La nostra terra ha bisogno di queste cose, ma non merita che si giochi sull'allarmismo e sulla disinformazione. L'Espresso per rispetto della sua stessa inchiesta, dovrebbe chiedere scusa per un titolo scandalosamente bugiardo

domenica 3 novembre 2013

dalle proteste alle proposte

Ho sempre sostenuto l'idea che protestare fosse giusto, ma che fosse più importante trovare delle soluzioni. In ogni cosa occorre concentrarsi sulle soluzioni, per proporle e portarle avanti. Dire che vi è un'ingiustizia non basta, devi proporre cosa fare e mettere tutta la tua energia nel fare in modo che le tue proposte possano essere prese in considerazione e trasformarsi nella soluzione. Tutto ciò ti costringe a fare delle scelte, può portare a scontrarti con chi non vuole assumersi responsabilità: in una piazza, la protesta ha un'unica "voce", la proposta può dividere. Quando urli che una cosa fa schifo senti l'eco di approvazione della folla, quando indichi cosa fare per cambiare quella cosa, qualcuno incomincerà ad essere perplesso, qualcuno contro ed altri ti diranno che ci vorrebbe "ben altro". Nessuno ha la verità in tasca, ma l'inerzia ci ha bucato le tasche. Poi c'è anche chi campa sulla protesta, poiché un'eventuale soluzione, gli toglierebbe ogni argomento, gli romperebbe il giocattolo. Fare una scelta presuppone la possibilità che si scontenti qualcuno, che qualche interesse possa essere toccato, spesso, ti espone all'impopolarità. Protestare, chiedendo la luna, ci gratifica, assumersi la responsabilità di una scelta, è molto più scomodo, ma è la cosa giusta. Ciò che proporrai non sarà per forza giusto, ma, almeno, hai fatto il tuo dovere, ti sei preso la responsabilità di voler cambiare le cose. Occorre anche, che ciò che proponi, non sia impossibile da realizzare. Le soluzioni irrealizzabili gioveranno alla tua coscienza, ma non serviranno a nulla. Le cose da fare devono essere concrete e realizzabili, se non sono tali, sono solo chiacchiere al vento. Tutto ciò non vale solo per chi ha responsabilità di governo ma, soprattutto, vale per ognuno di noi. È facile dire che tutto è da rifare, che tutto va male, cercare una via d'uscita è più difficile e, per alcuni, deve "essere impossibile". Chi ti risponde che è impossibile è spesso il maggior beneficiario del fatto che nulla possa cambiare. All'antica contrapposizione tra conservatori e progressisti, si è aggiunta quella tra "rivoluzionari a chiacchiere" e riformisti. Io amo i riformisti!